I celti insubri e le insegne auree: una teoria che potrebbe fare luce sulla antichissima storia di Milano

Per esporvi questa teoria un po’ folle, forse un po’ avventata, ma davvero molto affascinante, è necessario prima, fare un riassunto di quelli che sono i fatti storici, legati a questa teoria, raccontati da Polibio, storico greco del periodo 206 a.C. circa della Grecia romana, 118 a.C.) 

Il racconto di Polibio

Polibio racconta come durante le guerre contro i romani, i celti insubri furono costretti a spostare quelle che vengono dallo stesso definite con il termine di insegne auree, dette anche inamovibili. Queste insegne, si trovavano in un tempio dedicato alla dea Belisama, divinità che Cesare, identifica nei suoi resoconti storici come la dea Minerva. Ora, sappiamo che negli scavi di Santa Tecla, sotto l’odierno Duomo di Milano, è stata recentemente rinvenuta una stele, con incisi tre nomi di divinità, tra cui appunto il nome della dea Minerva. In questi scavi sarebbe anche stata identificata un’area dove si ritiene che il tempio dedicato alla Dea madre Belisama, divinità venerata dai celti, poi associata alla dea Minerva dai romani, fosse stato un tempo edificato.

Le insegne auree

Personalmente, ho letto molto riguardo a queste insegne auree, e mi sono creato un’immagine “mentale” di tale manufatto, dato che non sono mai state descritte o illustrate in nessun documento storico. In realtà infatti nessuno sa come queste insegne fossero fatte davvero. Personalmente me le sono sempre immaginate come una sorta di drappo, o di stendardo, con delle scritte probabilmente in alfabeto lepontico, in materiale aureo o in tessuto dorato. Questa era la mia idea di insegne auree, ma questa immagine è molto distante da quello che vi sto per illustrare. Ho infatti avuto quella che possiamo chiamare senza giri di parole, una illuminazione, una intuizione “folgorante”. Le insegne aure non erano d’oro, non erano su tela o su un tessuto, e forse non erano nemmeno caratterizzate da scritte.

la stele sotto il Duomo (Santa Tecla)

Le incisioni della stele rinvenuta sotto il Duomo di Milano potrebbero essere quelle che da Polibio vengono descritte come insegne auree? La descrizione calzerebbe, ma forse c’è ancora qualcosa che ci sfugge.

Il video che mostra gli scavi

(In questo video gli scavi di S. Tecla e altri interessanti teorie)

I celti Insubri non facevano grande uso di Oro e metalli preziosi, preferivano infatti l’ambra, materiale che per i celti era molto più di valore rispetto all’oro. Alcune tribù Celtiche delle regioni del nord italia portavano persino il nome di questa preziosa resina. Tra queste tribù, gli Ambrones. Inoltre, un fiume, ovvvero il Lambro, potrebbe avere la radice del proprio nome grazie all’Ambra.

L’invasione romana

I Romani invadono e cacciano i fondatori di Milano. Nel 223 a.C.

I consoli Publio Furio e Gaio Flaminio, uno dei più forti espansionisti romani per quello che riguarda il nord, invasero il territorio degli Insubri alleandosi con i Cenomani, devastando villaggi e uccidendo chiunque fosse passato per la loro strada. Gli Insubri, rimossero per proteggerle, le insegne dal tempio, ovvero le insegne auree dette “inamovibili”, e con 50.000 guerrieri e 25.000 uomini a cavallo, si schierarono contro i Romani.

Dove sono state portate?

Da qui il racconto diventa meno chiaro. Non si sa con certezza, ad esempio, dove queste insegne furono portate. In alcuni documenti storici si accenna ad un luogo non meglio precisato verso le montagne, ma non ci sono riferimenti certi. A quei tempi la città di Milano era ovviamente molto più piccola rispetto ad oggi, e quella che attualmente consideriamo essere una zona centrale, un tempo era aperta campagna, pertanto le insegne inamovibili, potrebbero essere state portate in realtà, poco lontano dal punto dove erano posizionate originariamente.

Pietra o Oro?

E se Aureo non significasse Oro? Qui, la teoria inizia a prendere forma. Se ragioniamo sul fatto che per i celti l’oro non era poi così importante, perchè Polibio le definisce auree? Potrebbe essere un riferimento invece, alla luce, o ad in valore più simbolico, funzionale o religioso, piuttosto che che materiale? Potrebbe in altre parole trattarsi di una sorta di oggetto di culto, magari una meridiana solare o lunare?
Beh chi conosce Milano Misteriosa e i suoi video, ha probabilmente già capito di cosa sto parlando. La pietra (e la pietra è inamovibile per sua stessa natura) le insegne e i tredici raggi del calendario lunare celtico; Si Sto proprio parlando della pietra del tredesin de marz.

il video sulla storia del tredesin de marz.

Il tredesin de marz

Di fatto questa pietra è stata rimossa dal parco di Porta Venezia, area ritenuta la sua prima collocazione come viene spiegato dal video, Ma potrebbe benissimo essere stata ancora prima, portata li da un altro luogo, la sua sede originale, Forse, proprio dall’area in cui oggi svetta il Duomo di Milano.

La pietra tonda infatti è stata associata a San Barnaba, ovvero al santo che ha cristianizzato Milano, dandoci indirettamente la prova che tale pietra è un oggetto di culto precristiano.

Tempio o cerchio di pietre sacro?

È interessante notare che la fonte battesimale rinvenuta sotto la cattedrale di Milano durante gli scavi della metropolitana negli anni 60, ha una forma circolare. I templi insubri erano molto simili se mon identici a quelli delle altre tribù celtiche europee, ovvero delle strutture a cerchi concentrici in pietra. Ne abbiamo un esempio a Como, in località Tre Camini, rinvenuto durante gli scavi per la costruzione dell’ospedale Sant’Anna.

La pietra tonda del Tredesin de Marz potrebbe essere effettivamente parte di un complesso del genere, tali cerchi di pietre infatti avevano una doppia funzione, quella di strumenti di culto, e quella di veri e propri osservatori celesti. Le pietre erano infatti posizionate in modo da poter seguire il moto della volta celeste, dei pianeti del Sole e della Luna.

Nessuna prova, solo indizi

Ovviamente, questa teoria non si basa su dati scientifici o archeologici, e non penso sarà mai possibile verificarla adeguatamente, dato che difficilmente sarà possibile analizzare sia la stele in Duomo, sia la pietra del tredesin de Marz. Pertanto, ogni altra ipotesi, compresa quella in cui San Barnaba incide i tredici raggi con le sue dita, nella pietra, restano altrettanto plausibili.